Lo yoga è un’antica disciplina, un’arte millenaria basata su un sistema armonico di sviluppo del corpo, della mente e dello spirito di un ogni essere umano. Il significato stesso della parola Yoga, letteralmente, vuole dire “unione” e deriva dalla radice Sanscrita “yuj” indica l’unione fisica e spirituale di entità opposte. Corpo e mente, immobilità e movimento, maschile e femminile, sole e luna, sono questi alcuni degli opposti che la pratica dello Yoga è in grado di riunire, allo scopo ultimo di portare riconciliazione ed equilibrio tra essi.
Di conseguenza ogni essere umano, praticando lo Yoga, contribuisce a questo equilibrio cosmico grazie al raggiungimento di un proprio stato armonico con l’ambiente circostante e un conseguente senso di pace e benessere interiori. Chi si cimenta nella pratica dello yoga, principiante o esperto che sia, si mette a confronto con tutti gli aspetti che coinvolgono la propria persona. Ma lo Yoga non si limita alla pratica delle asana o, nella migliore delle ipotesi, alla pratica del pranayama e di tecniche di concentrazione e meditazione, lo Yoga è un percorso spirituale che fornisce al praticante le tecniche e le conoscenze necessarie ad entrare in contatto e ricongiungersi con il proprio Sè.

Grazie a Patañjali lo Yoga, da tradizione “mistica”, si è trasformato in “sistema filosofico”

Mircea Eliade

Yoga Sutra

Uno dei più importanti testi dello Yoga classico è lo Yoga Sutra (dal sanscrito “aforismi sullo yoga”) di Patañjali. Lo Yoga Sutra contiene 196 aforismi, brevi e significative frasi, che descrivono la pratica e i mezzi tramite cui raggiungere lo Yoga (stato di unione).

Non si conosce l’esatta datazione di questo testo ma si pensa che sia stato scritto tra l’anno 0 e il 400 d.C. E’ stata l’opera, tra i testi dell’India antica, maggiormente tradotta durante l’era medievale e, malgrado la grande diffusione che ebbe all’epoca, ne sono state perse le tracce per circa 700 anni (tra il XII e il XIX secolo). E’ stato solo grazie al prezioso lavoro di Swami Vivekananda che è tornato ad essere conosciuto e studiato nel XX secolo.

Il testo è suddiviso in quattro sezioni (pāda):

Samādhi Pāda, 51 sūtra
Viene introdotto e illustrato lo Yoga come mezzo per il raggiungimento del samādhi, lo stato di beatitudine nel quale, sperimentando una differente consapevolezza delle cose, si consegue la liberazione dal “ciclo delle rinascite” (saṃsāra).

Sādhana Pāda, 55 sūtra
Vengono descritti il Kriyā Yoga e l’Aṣṭāṅga Yoga (lo “Yoga degli otto stadi”, noto anche come Raja Yoga, lo “Yoga regale”).

Vibhūti Pāda, 56 sūtra
Si prosegue con la descrizione delle ultime fasi del percorso yogico, e vengono esposti i “poteri sovraumani” (vibhūti) che è possibile conseguire con una pratica corretta dello yoga.

Kaivalya Pāda, 34 sūtra
Kaivalya vuol dire letteralmente “separazione”, e si allude qui alla separazione fra spirito (puruṣa) e materia (prakṛti).

Yoga come unità

Lo Yoga, in ultima analisi, come spiega Patañjali, è la comprensione della sostanziale non dualità della realtà: l’illuminazione si verifica quando il soggetto, l’oggetto e l’atto del ricercare sono compresi come essenzialmente unitari.
Yoga (unità) avviene quando non esistono più né “io”, né “tu”, esiste solamente una coscienza che è consapevole del Tutto.
Secondo Patañjali, la mente razionale non può comprendere questa fondamentale Unità, infatti egli definisce lo yoga anche come citta vritti nirodha (YS 1.2), cioè la “cessazione delle fluttuazioni della mente”. L’assenza di pensiero permette a “colui che vede di accettare il suo stato naturale” (YS 1.3).
Ma come si può raggiungere questo stato di non pensiero?
Nei suoi aforismi, Patañjali sostiene che prima di tutto bisogna purificare i propri comportamenti e le proprie attitudini verso gli altri e verso se stessi. Inoltre si deve mantenere il corpo in salute e la mente allenata, in modo che entrambi siano pronti per la concentrazione e la meditazione.
Attraverso questi mezzi, si può avere esperienza diretta dello stato di Samadhi, uno stato passivo che ci porta alla temporanea consapevolezza (non razionale) di Unione.

Nei suoi aforismi, Patañjali elenca gli ashtanga (dal sanscrito asht, “otto” e angas, “arti”, “rami”, spesso tradotto con “gli otto stadi”) dello Yoga. Una possibile interpretazione di questi stadi è considerarli come i gradini di una scala che il praticante deve salire per raggiungere kaivalya,  stato vitale positivo, dove noi svolgiamo la nostra attività quotidiane con equanimità senza lasciarci coinvolgere da condizionamenti esterni.

Gli otto stadi dello Yoga

Patañjali organizza questo “percorso” in otto stadi:

  1. Yama (principi etici e morali)
  2. Niyama (discipline)
  3. Asana (posture fisiche)
  4. Pranayama (controllo del respiro)
  5. Pratyahara (ritiro dei sensi)
  6. Dharana (concentrazione)
  7. Dhyana (meditazione)
  8. Samadhi (stato di grazia)