Fra le tecniche di purificazione, Shatkarma,  dello Yogi una che sicuramente è fra le più praticate è quella della pulizia del cavo orale, lo jihwa dhauti, dove jihwa significa lingua e dhauti pulizia interna.

Ogni mattina quasi tutti troviamo una patina biancastro-giallastra, che spesso persiste per tutta la giornata. Questa patina segnala la presenza di batteri ma non è da vedere come qualcosa di negativo, al contrario, essa rappresenta il tentativo del nostro organismo di disintossicarsi. Durante la notte infatti il corpo trasporta verso la lingua le varie tossine, da qui anche l’alito pesante che spesso sentiamo appena svegliati. Una pulizia quotidiana della lingua non solo aiuta l’organismo a non riassorbire le tossine, ma contrasta l’alito cattivo, protegge i denti e le gengive, migliora le funzioni immunitarie. Inoltre jihwa dhauti attiva la produzione degli enzimi salivari, che hanno il compito di iniziare la trasformazione del cibo in modo che le sostanze nutritive utili possano poi essere assorbite dall’organismo, stimolando la nostra digestione lungo tutto l’arco della giornata.

Gli antichi Yogi la eseguivano nel seguente modo; univano indice, medio  e anulare, introducevano queste tre dita in bocca e strofinavano la base della lingua, in modo da pulirla perfettamente; quindi, dopo averla lavata, la massaggiavano ripetutamente con burro e latte.

Oppure si può usare il nettalignua, un raschietto realizzato in rame o in acciaio inox che va passato alcune volte sulla lingua delicatamente partendo dalla parte più interna e proseguendo verso l’esterno in modo tale da raccogliere e portare via tutto ciò che vi si è depositato sopra, sciacquando dopo ogni passaggio. Si puo trovare facilmente in erboristeria.

Dopo avere eseguito jihwa dhauti, è buona abitudine bere un bicchiere di acqua tiepida, io personalmente mischio un cucchiano di curcuma.

Om