Solitamente gli esercizi di pranayama si fanno seduti in una posizione meditativa; non tutti i praticanti riescono a mantenere questa posizione senza avvertire fastidi o dolori, e quindi compromettere la buona riuscita della pratica.
Iniziando la pratica del pranayama dobbiamo procedere gradualmente, un passo alla volta. Poiché passiamo a qualcosa di nuovo (l’attenzione al respiro e non più al corpo).
Per la pratica del pranayama è essenziale trovare una posizione seduta comoda che siamo in grado di mantenere abbastanza a lungo e da cui ci alziamo senza sentirci indolenziti. È importante che la spina dorsale sia eretta. Alcuni si trovano bene in ginocchio, altri a gambe incrociate o nella posizione del loto, altri ancora preferiscono una sedia (chi fosse convalescente da problemi cardiaci può stare tranquillamente seduto in poltrona). Poiché nel pranayama lavoriamo con il respiro, il corpo in posizione seduta non deve minimamente interferire con il respiro. Nella pratica degli asana il nostro interesse principale è il corpo, anche se alle posizioni fisiche associamo il respiro. Ma nel pranayama dobbiamo adottare una posizione in cui il corpo non esiga attenzione di sorta. Nel pranayama il corpo deve sottostare a due criteri: la comodità della posizione e la colonna vertebrale eretta.
La figura illustra le possibili posizioni per praticare il pranayama. Il padmasana, o posizione del loto, (1) è un’ottima posizione per il pranayama, a patto che riusciamo a mantenerla comodamente. Altre posizioni a gambe incrociate, come il siddhasana (2) e il sukhasana (3), sono un po’ meno difficili ma altrettanto efficaci. Pochi riescono a sedere a lungo in virasana (4), perché quasi tutti tendono a incurvare la parte inferiore della schiena. Anche in vajrasana (5) c’è la tendenza a incurvare la schiena. Un’altra buona posizione è sedersi su una sedia con la schiena eretta (6).
Bibliografia: “Nel cuore dello yoga” di Desikachar T.K.V.